Il cliente del Life Coach: chi è e che cosa cerca
Sono sempre di più le persone che oggi, in Italia, decidono di intraprendere un percorso di coaching, di lavorare cioè con un Life Coach per raggiungere obiettivi personali e professionali.
Le cose sono davvero molto cambiate dal 2016, quando ho iniziato la mia carriera e il grande pubblico era ancora molto sospettoso o, semplicemente, non sapeva nemmeno di potersi rivolgere ad un coach per raggiungere i propri obiettivi personali e professionali.
Ma chi è veramente il cliente del Life Coach e che cosa cerca in un percorso di coaching?
Ci tengo a chiarire che, per percorso di coaching, si intende una serie di incontri, ovvero sessioni di coaching, volte ad accompagnare il cliente verso la sua meta, non un corso per diventare coach professionista.
Faccio questa precisazione perché continuo ad imbattermi nell’erronea convinzione che, lavorando con un coach in veste di cliente, si diventi automaticamente coach.
Naturalmente non è così, per la stessa ragione per cui andando dal medico non si diventa dottore e prendendo l’aereo non si diventa pilota.
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Detto questo, vediamo insieme chi è il cliente del Life Coach e che cosa cerca!
Partiamo intanto dalla definizione: il cliente del coach si chiama “coachee”.
Le persone che decidono di rivolgersi ad un Life Coach per intraprendere un percorso di crescita personale, hanno solitamente un livello alto di istruzione, sono professionisti di tutti i settori, manager, leader, ma anche creativi, sportivi o imprenditori.
La fascia di età è molto ampia, infatti va dai 30 anni ai 60 circa, o almeno questa è la mia esperienza personale, anche se ho avuto qualche cliente più giovane, ma pochi.
La maggioranza dei miei clienti, ad esempio, ha dai 35 ai 50 anni.
Fare un identikit preciso del cliente tipico è impossibile, perché ogni individuo è unico, con la sua storia e la sua personalità.
E unico è anche l’obiettivo che ognuno si prefigge di raggiungere grazie al supporto del coach.
Quello che posso dire, è ciò che ho notato e vedo ogni giorno nel mio lavoro con i miei coachee.
Sono tutte persone estremamente intelligenti, sensibili, curiose, hanno una mentalità aperta e sono disposti ad impegnarsi per migliorare sé stessi e la propria vita.
Contrariamente a quanto si possa pensare, si tratta di persone tutt’altro che fragili o alla deriva esistenziale!
Infatti, raramente chi è in uno stato di totale caos, decide di agire per affrontare i propri problemi e uscire dall’impasse dove si trova.
Chi sceglie un percorso di coaching, invece, è in genere alla ricerca di un cambiamento, di un salto in avanti e sa di dover fare qualcosa affinché questo possa avvenire.
L’insoddisfazione è una spinta
Spesso la decisione di intraprendere un percorso di coaching, nasce dal senso di insoddisfazione verso la propria vita personale e professionale, dal desiderio di ottenere risultati migliori, o dal bisogno di allargare i propri orizzonti e intraprendere nuovi progetti.
Un tratto comune che ho riconosciuto in tutti i miei clienti è la consapevolezza di essere responsabili di ciò che accade (o meno) nella propria vita, da cui scaturisce poi la volontà di agire per ottenere il cambiamento desiderato.
Questa qualità è fondamentale per poter affrontare un percorso di coaching, infatti, fino a quando non si è pronti ad assumersi questa responsabilità, non ci potrà essere alcun progresso.
Un’altra caratteristica comune (e indispensabile affinché il percorso porti risultati) dei “coachee” è l’apertura mentale, la capacità di considerare punti di vista differenti dal proprio, la disponibilità a mettersi alla prova e sperimentare nuove strategie per arrivare alla situazione desiderata.
Infatti, se non si è disposti a mettere in discussione sé stessi, il proprio modo di pensare e agire, sarà difficile ottenere benefici dal percorso di coaching.
In sostanza, se non si è “coachable” (purtroppo non esiste l’equivalente in italiano), si rimane esattamente dove si è, perché, fondamentalmente si è impermeabili alla crescita e al cambiamento.
A volte è il lavoro
In generale, chi decide di lavorare con un coach, ha un obiettivo ben preciso da raggiungere, magari ci sta già lavorando da tempo, ma non riesce ad ottenere i risultati sperati, oppure si sente bloccato e non sa da dove partire o come proseguire.
Per obiettivo, si intende la situazione finale dove si vuole arrivare, partendo da quella in cui ci si trova al momento.
Per esempio, al momento sono lavoratore dipendente, ma desidero avere una mia attività (questo è appunto l’obiettivo).
Come accennato qualche riga fa, ogni persona è unica e quindi lo sono anche gli obiettivi.
Spesso le persone decidono di intraprendere un percorso di coaching perché provano senso di insoddisfazione in una o più sfere della propria vita.
Per alcuni, è il lavoro a dare problemi, magari perché non piace più, o perché è precario, o perché non dà quel senso di realizzazione che si desidera.
Il desiderio di cambiamento professionale è una delle ragioni più frequenti per cui le persone si affidano ad un coach e, per quanto mi riguarda, circa l’80% delle persone che mi contattano, fa parte di questa categoria.
Amare il proprio lavoro è fondamentale, considerando quante ore al giorno dobbiamo dedicargli, eppure moltissime persone sono estremamente insoddisfatte da questo punto di vista.
Fortunatamente lavorare su questo tipo di obiettivi è assolutamente possibile e il coaching è il metodo perfetto per ottenere risultati.
C’è chi vuole cambiare ruolo, o azienda, chi vorrebbe avere maggiori responsabilità, chi vorrebbe reinventarsi completamente, chi ancora non sa cosa vorrebbe fare e chi ha difficoltà a gestire lavoro e vita personale.
Ultimamente, molti si trovano in una situazione di “burn out” e non sanno come uscirne, altri ancora lavorano in ambienti con un clima tossico, o hanno difficoltà con il capo o i colleghi.
Oppure c’è chi si trova ad afrontare un nuovo ruolo, ha tante responsabilità, gestisce diversi team e sente di avere bisogno di un po’ supporto per ingranare.
Questi sono solo degli esempi, i casi e le possibilità sono infinite!
Per altri, è la vita personale
A volte, invece, è la vita personale a spingere le persone a cercare aiuto.
Le relazioni personali e famigliari possono essere fonte di immensa gioia, ma anche di infelicità e frustrazione.
Ecco quindi che per alcuni arriva il momento in cui è necessario prendere in mano la situazione ed apportare alcuni cambiamenti per poter continuare a vivere in serenità.
Questo non significa necessariamente interrompere o chiudere le proprie relazioni, ma semplicemente capire che cosa non sta funzionando e trovare la strategia adatta per ripristinare comunicazione e collaborazione.
Spesso si tratta solo di diventare maggiormente consapevoli di tutte quelle modalità che ci portiamo dietro dall’infanzia e che ci spingono ad agire in modi non più funzionali alla soddisfazione reciproca nella coppia, o in qualunque altra relazione interpersonale (ad esempio con i colleghi, gli amici, i figli, i fratelli , i genitori).
Quando ci rendiamo conto che cambiando atteggiamento possiamo ottenere risultati diversi, iniziamo a vedere cambiamenti positivi nella nostra vita e negli scambi con gli altri.
Comprendere ed accettare che non possiamo cambiare gli altri, ma solamente noi stessi è fondamentale.
Per che questo sia possibile, dobbiamo accettare che la responsabilità di ciò che creiamo nella nostra vita è nostra, invece di dare sempre la colpa agli altri, alla sfortuna, o al destino.
In questo modo, saremo nuovamente in controllo e potremo prendere nuove decisioni, più consapevoli e più allineate achi siamo davvero o chi vorremmo diventare.
Fare tutto questo da soli è molto difficile, serve l’aiuto di un professinista della crescita personale, ovviamente.
Obiettivi possibili
Nota importante: come già detto più volte, nel coaching si lavora per obiettivi.
Ogni percorso ha cioè una situazione finale che si desidera raggiungere e per cui si è disposti ad impegnarsi.
Serve però tenere presente che, nel percorso di coaching, è possibile prendere in considerazione solo obiettivi che sono all’interno dell’area di controllo del cliente stesso.
Questo significa che non si può lavorare su ciò che al di fuori del suo controllo. Ad esempio, non si può avere come obiettivo “mia moglie deve tornare con me”, in quanto non è possibile obbligare gli altri a fare ciò che noi vogliamo, solo perché lo vogliamo!
Un’altra ragione piuttosto comune che spinge le persone a scegliere di intraprendere un percorso di coaching è il cambiamento stesso.
Molti miei clienti arrivano da me durante periodi di transizione, quando tutto attorno a loro sta cambiando, sia a causa di una loro scelta, come può essere la separazione, o il diventare genitori, che per motivi esterni, come la perdita del lavoro o il lutto.
Navigare da soli queste fasi della vita estremamente dolorose e complesse può essere estenuante, può far paura e può prolungare la sofferenza.
Avere al proprio fianco un professionista che ci ascolta, che ci aiuta a dare voce al nostro dolore, senza giudicarci, che ci può aiutare a ritrovare normalità e serenità, e magari supportarci nel pianificare un nuovo possibile futuro, è senza prezzo.
Se ti ritrovi in queste parole, sei nel posto giusto e io ti sto aspettando.
Prima di lasciarci
Prima di lasciarci, ci tengo a dirti un’ultima cosa.
Durante le grandi transizioni della vita, volute o meno, è normale sentirsi persi, non sapere più chi si è, che ruolo si ha nel mondo.
Ciò che fa la differenza, è come le si affronta.
O meglio, con chi.
Farlo da soli può sembrare eroico o ammirevole, ma raramente porta a conclusioni felici.
Ammettere di essere in difficoltà, di sentirsi confusi e non sapere che cosa fare, non è un segno di debolezza, ma di autoconsapevolezza.
E decidere di chiedere aiuto è un segno di maturità.
Ti ricordi la descrizione che ho fatto del cliente tipico, nelle prime righe? Rileggila.
Ti riconosci in quel ritratto, o no?
Sono certa di sì!
Contattami per avere maggiori informazioni o per prenotare la tua sessione di prova gratuita!
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