Come si svolge una sessione di life coaching
Tu sai come si svolge davvero una sessione di coaching?
In somma, che cosa fanno veramente coach e coachee (l cliente del coach) quando si incontrano?
Te ne parlo in questo articolo, sperando di chiarire dubbi e sfatare qualche mito assurdo!
Questa è una domanda che mi viene rivolta molto di frequente e non solo da chi mi contatta perché desidera sperimentare il coaching.
Spesso, amici e conoscenti mi chiedono “ma cosa si fa esattamente, durante una sessione di coaching?”.
Forse tu lo sai già, ma ti assicuro che per molte persone è un mistero, oppure l’idea che hanno è molto distante dalla realtà.
Non sapere o avere una serie di preconcetti può purtroppo creare diffidenza verso il coaching e questo mi dispiace, specialmente quando vedo qualcuno che potrebbe beneficiarne non prendere neppure in considerazione l’opzione solo per scetticismo o disinformazione.
Ecco perché sono sempre felice di rispondere a questa domanda.
Se poi stai pensando di lavorare con un coach e stai cercando di capire se sia una buona idea o meno, porsi questa domanda è un ottimo punto di partenza.
Naturalmente, ci sono anche clienti che non mi fanno questa domanda, magari perché sono convinti di sapere già come funziona e quando scoprono come in realtà lavoreremo insieme, rimangono spesso stupiti. Fortunatamente, di solito si tratta di una sorpresa piacevole, anzi, a quanto pare la realtà sembra superare le aspettative.
(Respiro di sollievo!)
Il metodo di ICF
(International Coaching Federation)
Sia chiaro, ormai ci sono milioni di Life Coach in tutto il mondo, con formazione e approcci differenti, quindi non posso parlare per tutti.
Quello che posso fare è condividere il mio metodo di lavoro e cosa succede durante le sessioni con i miei clienti.
Ad ogni modo, il metodo che utilizzo è probabilmente il più diffuso e uno dei pochi riconosciuti a livello internazionale nell’ambiente professionale del coaching.
Come membro di ICF (international Coaching Federation) ed essendomi formata attraverso corsi da essa riconosciuti, mi attengo alle linee guida etiche ed agli standard professionali che l’associazione pratica, quindi le mie sessioni sono strutturate secondo il metodo e i requisiti previsti.
Questo significa che le mie sessioni seguono il classico formato dove sono io come coach a porre delle domande al cliente e non il contrario.
Leggi anche:
“Come trovare il life coach giusto per te: 10 consigli”
“6 Miti da sfatare sul coaching”
“Mi serve un Life Coach? 6 Casi in cui è la scelta giusta”
“La crescita personale non si fa con i libri”
“Sono Life Coach: e adesso? 4 Consigli per iniziare”
“Il cliente del Life Coach: chi è e cosa cerca”
Domande, domande, domande…
Sei Sorpreso?
Fai parte anche tu di quelli che pensavano di sapere già tutto, oppure no?!
Se è così non ti preoccupare, sei in buona compagnia!
La confusione nasce proprio dal fatto che, come dicevo poco fa, ci sono tantissimi coach là fuori e molti di questi sono in realtà più che altro consulenti, formatori o mentori.
Il che significa che sono degli “esperti” in un campo specifico (ad esempio marketing, o business, social media, fitness & benessere tanto per citare i più comuni) e pertanto durante le loro “sessioni” condividono la loro esperienza professionale, il cosiddetto “know how”.
In pratica insegnano, trasferiscono contenuti e danno consigli su come fare o come ottenere qualcosa. Quindi non fanno domande, ma al contrario rispondono a quelle del cliente.
Sai perché nel coaching si usano le domande invece di offrire le risposte?
Perché le domande aiutano a riflettere e a “crescere” e il coaching è in fin dei conti crescita personale!
Uno dei capisaldi del coaching è infatti la certezza che ogni persona abbia dentro di sé tutte le risorse per affrontare qualunque cosa nella vita e il coach agisce semplicemente da facilitatore.
Il coach, attraverso le domande, diventa lo strumento che fa emergere le risposte.
Questo metodo ha radici antichissime, si basa infatti sulla Maieutica di Socrate ed è considerato molto più efficace che fornire le risposte e le soluzioni ai problemi delle persone.
Niente consigli per favore!
Un altro particolare che spesso stupisce i clienti, o futuri tali, è il fatto che durante le sessioni il coach (sempre secondo gli standard di ICF) non condivida le esperienze o opinioni personali.
Questo fa sì che il cliente impari a decidere in autonomia e si prenda poi anche la responsabilità delle azioni che emergono dalle decisioni, anziché essere influenzato dalla prospettiva del coach.
Solo in questo modo si può davvero crescere, sbloccarsi e acquisire maggiore autostima.
Se ci pensi, immagina se tu facessi i compiti per i tuoi figli (o il lavoro di qualcun altro), cosa imparerebbero? Come saprebbero di potersela cavare da soli se non lo hanno mai dovuto fare?
Senza contare che nessuno ti conosce bene quanto tu conosci te stesso, solo tu puoi sapere davvero ciò che desideri, cosa sia meglio per te e come procedere per ottenerlo.
Se io come coach condividessi le mie esperienze personali con te e ti dicessi “fai così perché per me ha funzionato”, potresti non riconoscerti affatto nella mia visione, potresti faticare ad applicarla alla tua vita, in quanto io e te siamo persone diverse, con storie, personalità e problematiche diverse.
E se i miei consigli non dovessero funzionare, te la prenderesti con me, penseresti che il coaching non serve a niente e saresti punto a capo.
Ecco perché questo non succede in una sessione di coaching.
Ecco perché il coaching non è dare consigli.
Uno spazio sacro
Se l’idea delle domande ti lascia perplesso, non ti preoccupare, sappi che le mie sessioni non sono certo come un interrogatorio!
Anzi, considera che la giusta proporzione è 80/20: il cliente parla per l’80% della durata della sessione e il coach per il restante 20%. In quell’80% di tempo in cui non parlo, ti ascolto, offrendoti così uno “spazio sacro” per esprimere i tuoi pensieri e le tue emozioni.
Ogni sessione ha una agenda specifica, che sceglierai tu come cliente.
Le sessioni di coaching, infatti, non sono delle lezioni (come dicevo prima, il coach non insegna), quindi non seguono un programma prefissato.
Come vedi, nel coaching il cliente ha moltissima libertà!
In generale, un percorso di coaching è efficace solo quando la persona è davvero convinta di volersi impegnare per ottenere un cambiamento.
Azione!
Al termine di ogni sessione, come coach ti incoraggerò a creare un “piano d’azione”.
In parole povere, ti chiederò di individuare almeno un’azione che ti porti più vicino al tuo obiettivo.
Nel tempo che intercorre tra le sessioni (nel mio caso due settimane), metterai in atto questa azione (o qualunque altra cosa hai stabilito di fare) e nell’incontro successivo vedremo insieme come è andata.
Ripartiremo da lì, da cosa è successo o meno, le difficoltà che hai incontrato, ciò che hai imparato e ottenuto.
Il ruolo delle azioni è importantissimo, all’interno di un percorso di coaching.
Se non si agisce, infatti, non ci sarà alcun progresso.
Su questo punto sono molto ferma, perché è importante.
I “compiti” tra le sessioni non sono azioni a caso, ma tasselli del puzzle che si vuole costruire, ovvero l’obiettivo che si desidera raggungere grazie al percorso.
Ogni azione, una volta compiuta, ci offrirà un feedback: che cosa abbiamo imparato svolgendola?
Che cosa abbiamo scoperto che non sapevamo? Che cosa è successo o meno di conseguenza? Qual è, dunque, il passo succesivo?
E se non abbiamo agito: che cosa ce lo ha impedito? Che cosa possiamo fare per superare quell’ostacolo interiore o esteriore?
Ecco come si raggiungono gli obiettivi, un passo dopo l’altro!
Ora che sai come funziona una sessione di coaching, ti va di provarla?
Ti aspetto!
Contattami per avere maggiori informazioni o per prenotare la tua sessione di prova gratuita!
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