Essere donna e leader: sfide e consigli per la leadership femminile

da Nov 5, 2024Coaching

 

Parliamo di leadership femminile:

Quali sono le sfide che una donna leader deve affrontare al lavoro e nella vita personale?

Perché è ancora così difficile essere donna e leader in Italia, nel 2024?

Come possiamo trovare e incarnare il nostro stile di leadership?

In questo articolo provo a rispondere a queste domande e condivido alcuni consigli pratici per tutte le donne che occupano o ambiscono ad occupare posizioni di leadership nel proprio contesto lavorativo e personale.

Molti dei consigli sono semplicemente strategie per essere più assertive e sono utilissimi nella vita di tutti i giorni, anche al di fuori del lavoro.

 

Come sempre, mi piace partire dalle definizioni:

Leader, dall’inglese “to lead”, condurre, quindi il leader è colui, o colei, che conduce.

Conduce chi? Altri sì, ma mi auguro, in primo luogo sé stesso o sé stessa.

Si può dunque definire leader, in linea generale, chiunque conduca o abbia la responsabilità di altri.

(Piccola parentesi: essere leader non è una questione di “job titles”, ma una questione di impegno, responsabilità e impatto).

 

Dopo le definizioni, passo ai numeri e ti anticipo che sono piuttosto deludenti.

Secondo questo articolo de “Il sole 24 ore” del 7 Marzo 2024, le donne che ricoprono posizioni di leadership in azienda sono solo il 21,4%.

I dati provengono da un’inchiesta svolta da “Manager Italia”.

“Le donne sono oggi il 21,4% del totale a fronte del 12,2% nel 2008.

Questo aumento può essere attribuito a diversi fattori, tra cui il ricambio generazionale.

Le donne sotto i 35 anni sono particolarmente rappresentate, con il 39% in ruoli dirigenziali e il 40% tra i quadri, che costituiscono l’anticamera della dirigenza.”

Insomma, ancora troppo poche secondo me.

Va un po’ meglio per le imprenditrici (soprattutto in Lombardia), che secondo “Partitaiva.it” sono 1 milione e 342 mila e costituiscono il 22% delle aziende operative in Italia.

Naturalmente, sono da considerarsi leader anche le libere professioniste, e tutte quelle figure professionali che al di là del ruolo e del contesto in cui esso viene svolto, prevedono la gestione di un team o la responsabilità di un dipartimento, ad esempio.

Vista così la situazione appare un po’ meno deprimente, vero?

 

Leggi anche:

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Le donne leader ci sono, esistono, lavorano (tanto!), portano valore, ma fanno anche molta fatica.

Fanno fatica perché si trovano quotidianamente a combattere battaglie che la loro controparte maschile non combatte, anzi, addirittura a volte crea pure.

Dalle discriminazioni di genere, alle battute sessiste, passando attraverso la selva oscura della maternità, è evidente che il carico che ci portiamo sulle spalle è davvero troppo pesante.

Allora che cosa possiamo fare noi donne per alleggerire questo carico?

Non ho la presunzione di poter cambiare il mondo con un articolo, ci mancherebbe, quello che posso fare è contribuire a mio modo, offrendo quindi dei consigli per migliorare il nostro stile di leadership.

E per farlo, dobbiamo partire da noi stesse.

Sì, se vogliamo condurre di più, condurre meglio e con meno fatica, dobbiamo prima saper condurre efficacemente noi stesse.

Non possiamo cambiare il comportamento e la mentalità degli altri, ma possiamo certamente modificare il nostro.

Cambiando il nostro modo di vedere noi stesse, di presentarci nel mondo e di agire, non solo acquisiamo maggiore controllo, ma inneschiamo anche meccanismi differenti, otteniamo reazioni diverse e ispiriamo altre donne a fare la stessa cosa.

In questo modo, ci impegniamo in prima persona a creare condizioni migliori per noi stesse e per tutte le altre che verranno dopo di noi.

Che ne dici, ti va di farlo?

Allora, cominciamo esaminando le sfide che noi donne incontriamo lungo il cammino per la leadership, e poi vediamo insieme che cosa possiamo fare nel concreto per spianarci un pochino la strada.

 

Ecco 10 sfide  e situazioni che noi donne affrontiamo ogni giorno al lavoro, e che minano il nostro percorso verso ruoli di leadership:

1 – Il “Glass Ceiling”

Letteralmente, il soffitto di vetro, cioè quella barriera invisibile che limita l’avanzamento delle donne ai livelli superiori di gestione.

A ciò si aggiunge spesso il doppio carico di lavoro, diviso tra le responsabilità lavorative e familiari.

2 – Bilancio lavoro- vita personale

Mi aggancio al punto precedente; far quadrare responsabilità lavorative e familiari è un’impresa impossibile, al limite dell’eroismo, specialmente in quelle culture dove le donne sono viste e date per scontate come le principali custodi della famiglia.

3 – Differenze salariali

Nonostante sia stato fatto qualche passo avanti, esiste ancora una significativa disparità di salario e compensazione tra donne e uomini in posizioni simili.

Sono certa che ognuna di noi potrebbe portare più di un caso come esempio, purtroppo.

E questo fenomeno è diffuso anche tra imprenditrici e libere professioniste.

4 – Stereotipi e pregiudizi

C’è ancora tanta strada da fare anche su questo tema. Noi donne siamo spesso giudicate più severamente rispetto agli uomini per i nostri errori e dobbiamo costantemente dimostrare il nostro valore e le nostre competenze, anche quando sono ben evidenti e comprovate. Persistono ancora pregiudizi di genere che mettono in discussione l’esperienza, la capacità o l’autorità delle donne, che si trovano a fare i conti con aspettative di conformità agli stereotipi di femminilità, mentre dimostrano qualità di leadership assertive.

5 – Sessismo sul lavoro

Vorrei non dover parlare più di questo odioso aspetto, ma se non lo facessi, ometterei un pezzo importante di questo complesso puzzle.

Chi di noi non ha dovuto subire almeno una volta nella vita delle battute sessiste? Commenti sul proprio aspetto? O, peggio ancora, molestie nemmeno tanto velate?

Atteggiamenti condiscendenti? “Mansplaining”?

Per chi non conoscesse questo termine, si riferisce alla fastidiosa abitudine tipicamente maschile di mettersi sul piedestallo, e spiegare qualunque cosa ad una donna, anche quando lei è molto più esperta e competente a riguardo.

Domande retoriche, lo so, immagino le vostre mani alzate.

 6 – Mancanza di rappresentanza

La scarsa presenza di modelli femminili nelle posizioni di vertice, può rendere difficile immaginare sé stesse in tali ruoli.

Come posso pensare di poter diventare CEO di un’azienda, se non conosco altre donne che ci sono riuscite?

Questo punto è fortemente collegato al seguente.

7 – Mancanza di mentoring e sponsorizzazione

Le donne hanno meno accesso a reti di supporto professionale rispetto ai colleghi maschi, restando così escluse da opportunità di crescita e avanzamento.

Apro una parentesi sul mentoring, metodologia affine al coaching e fondamentale per lo sviluppo professionale: se non hai ancora un mentore, trovane uno al più presto, anzi una, scegli una donna.

I benefici del mentoring sono molteplici ed avere una figura di riferimento lungo tutta la tua carriera non ha prezzo, credimi.

Se hai molti anni di esperienza e senti di avere tanto da dare, offriti come mentore a donne più giovani, sarà un’esperienza arricchente.

Io, ad esempio, faccio da mentore a nuovi Life Coach, per aiutarli a navigare questa complessa professione.

8 – Networking

Si lega al discorso precedente: le donne sembrano fare meno networking dei propri colleghi maschili, in parte per il poco tempo a disposizione (vedi punto 2) e in parte perché ci sono proprio meno opportunità di scambio e incontro. Senza contare che ci si può sentire isolate o emarginate in ambienti dove le attività di networking e le decisioni informali avvengono in spazi esclusivamente di tradizione maschile, come durante una partita di golf, per citare un esempio classico.

Questo limita le nostre chance di avanzamento e riduce l’accesso a mentori o sponsor.

9 – Accesso limitato ai finanziamenti

Le imprenditrici incontrano più difficoltà nell’ottenere finanziamenti e investimenti (confermo), rispetto agli uomini.

A quanto pare, non sembriamo sufficientemente affidabili e responsabili.

Non ridere.

10 – Cultura organizzativa

Last, but not least

In Italia abbiamo ancora una cultura organizzativa fortemente maschile e questo è un fattore che ha un impatto significativo sulla carriera delle donne.

In questo tipo di organizzazioni, che sono purtroppo la maggioranza, i comportamenti e le norme sono modellati su valori tradizionalmente associati al maschile, come la competitività estrema, l’aggressività e l’individualismo.

Per una donna è davvero difficile sentirsi valorizzata in un contesto del genere.

Spesso le pratiche aziendali non supportano adeguatamente le esigenze delle lavoratrici, come la flessibilità oraria per la gestione dei figli o di altri familiari.

In un ambiente dominato da una cultura maschile, è anche più probabile che le donne si trovino ad affrontare tutte quelle micro-aggressioni di cui parlavamo al punto 5, che inevitabilmente influenzano motivazione e benessere.

 

Ogni crisi contiene un'opportunità

 

Ed ora, come promesso, concentriamoci sulle soluzioni!

 

Ecco 10 consigli per essere una leader ancora più efficace e raggiungere con serenità i tuoi obiettivi professionali e personali.

1 – Sii leader di te stessa

Come accennavo all’inizio dell’articolo, non possiamo controllare gli altri, ma possiamo lavorare su noi stesse. E se vogliamo essere leader dobbiamo farlo.

Non puoi insegnare agli altri qualcosa che non sai.

Non puoi guidare altri se non riesci a guidare te stessa.

Prima di essere leader di un team, o meglio, per essere davvero efficace, se questo è già il tuo ruolo, devi essere prima di tutto una buona leader con te stessa.

Che cosa significa essere leader di te stessa?

Significa che ti dai degli obiettivi e poi li raggiungi, senza procrastinare o trovare scuse.

Significa che celebri i tuoi successi, ma ti prendi anche la responsabilità dei tuoi errori, invece di incolpare gli altri.

Usi tutto il tuo potenziale, senza paura o pigrizia.

Comunichi chiaramente, e poi sei coerente con ciò che dici.

Mantieni i tuoi impegni con te stessa, ti prendi cura di te, ti ascolti.

Insomma, pratichi con te stessa in primis ciò che poi fai con il tuo team o le persone che dipendono da te.

Tu sei leader di te stessa?

 

2 – Trova il tuo stile

O come dico sempre, “trova la tua voce”.

Ognuna di noi è unica e unico sarà il suo stile di leadership.

C’è chi è naturalmente più assertiva, chi maggiormente empatica, chi pratica e strutturata, chi creativa, chi appassionata e chi calma e rassicurante, tanto per fare degli esempi.

Tu che leader sei?

Quali caratteristiche ti contraddistinguono?

Che stile hai?

Se non ci hai mai pensato, è arrivato il momento di farlo.

Rifletti, chiedi un feedback ai tuoi collaboratori e poi ascolta il tuo intuito.

Quando ti sei sentita più “potente”, efficace, a tuo agio?

Che cosa stavi facendo, e come?

Pensa ai tuoi più grandi successi e ai risultati migliori che hai ottenuto: che cosa ha fatto la tua differenza?

Trova la tua voce autentica e poi abbi il coraggio di usarla!

Non esiste un solo stile di leadership, sono tutti validi, si tratta solo di trovare quello che ti viene più naturale e poi sfruttarlo al meglio.

Lo farai?

 3 – Sii assertiva

Non temere di esserlo. Assertiva non vuol dire aggressiva.

Essere assertivi significa saper prendere decisioni, comunicare e agire chiaramente e nel rispetto per sé stessi e per gli altri, senza temere possibili conflitti.

L’assertività è segno di intelligenza emotiva, di maturità e stabilità.

Può essere più o meno sviluppata in ognuno di noi (dipende dalla personalità, ma anche dall’educazione ricevuta e dalle esperienze di vita) e, soprattutto, può essere allenata.

Se fatichi ad essere assertiva, fai pratica, ti risulterà sempre più semplice col tempo.

Abituati ad esprimere la tua opinione senza censurarti, anche quando è fuori dal coro.

Vuoi essere leader o follower?

Se vuoi essere leader, non puoi temere di esporti, altrimenti non sarai mai innovativa.

Inoltre, se tu per prima hai paura del giudizio degli altri, come possono i membri del tuo team riconoscere e rispettare la tua autorità?

Non evitare i conflitti, sono occasioni perfette per imparare ad essere più assertiva, utilizzando la famosa voce di cui parlavamo poco fa.

 

4 – Te lo sei meritato

Questo non è un consiglio, ma un reminder.

Il tuo posto, il tuo ruolo, il tuo successo, te lo sei meritato!

Se sei lì, se hanno scelto te, se sei arrivata fino a quel punto, se hai avuto quella promozione, è perché sei capace e assolutamente in grado di fare un ottimo lavoro, altrimenti saresti altrove.

Non dubitare di te stessa, delle tue capacità, della tua esperienza e del valore che sei in grado di portare ad ogni progetto che gestisci, o a cui partecipi.

Noi donne soffriamo terribilmente di “sindrome dell’impostore”: non ci sentiamo mai abbastanza preparate, mai all’altezza delle sfide, ma in genere è proprio vero il contrario.

Siamo solo troppo esigenti e critiche con noi stesse, vittime di un’educazione che ci vuole sempre perfette (tornerò su questo tema tra qualche riga) e sottoposte a standard impossibili, ben diversi di quelli riservati agli uomini.

Quindi te lo ripeto ancora una volta, a costo di sembrare lo spot di quella marca di creme e shampoo che abbiamo usato tutte almeno una volta: te lo sei meritato!

L’unico consiglio che posso offrirti qui, è quello di non prendere mai scorciatoie, di non saltare mai i passaggi, ma di lavorare sodo e con pazienza per arrivare in cima.

Chi usa scorciatoie si trova poi a dubitare davvero del proprio valore e merito, probabilmente perché dentro di sé sa di aver avuto qualche “aiutino” e non avrà mai la certezza (e la soddisfazione) di aver ottenuto quel risultato da sola, grazie alle proprie capacità, senza sconti e ascensori diretti ai pieni alti.

 

5 – Impara a delegare

Probabilmente già lo fai, ma fallo ancora di più.

Perché? Perché così potrai focalizzarti davvero su quelli che sono i tuoi compiti e i tuoi obiettivi.

Lascia che il tuo team si occupi dei dettagli, dei processi, e delle attività quotidiane, mentre tu ti dedichi alle decisioni, alle strategie, alle alleanze e a tutto ciò che ti compete come leader.

Fidati di loro, li hai “cresciuti” tu, no?

Se senti di non poterti fidare, c’è qualcosa che non va.

Lavoraci con loro. Parlane apertamente e trova delle soluzioni, sarà di beneficio per tutti.

Forma qualcuno che ti possa sostituire (non in tutto chiaramente, ma in qualche aspetto almeno) quando non ci sei, sei in viaggio per lavoro, o in ferie, o malata, o semplicemente troppo impegnata, è importante avere una sorta di “vice” su cui contare.

Delegare significa dare fiducia agli altri, creare nuovi leader per poter crescere tutti, in qualunque momento della nostra carriera ci troviamo.

Tu stai creando nuovi leader?

 

6 – Non avere paura di dire no

No is a complete sentence

No, è una frase completa, che non necessita per forza di ulteriori spiegazioni.

Usala spesso.

Come la delega ha il potere di liberarti da impegni che non ti interessano o non ti competono.

Dire qualche no, è inevitabile se vuoi essere assertiva (e tu vuoi esserlo, lo abbiamo deciso insieme al punto 3!) e stai tranquilla che non ne è mai morto nessuno: non chi li pronuncia, né chi li riceve!

Anche tu hai ricevuto qualche (o tanti!) no nella tua vita, giusto? E allora perché gli altri non dovrebbero averne da te?

Ricorda, ogni volta che dici sì a qualcosa che non vuoi o non puoi fare, dovrai inevitabilmente dire no ad altri progetti (o a persone) che invece ti interessano o ti sono più utili.

Non sai mai come fare e rimani sempre intrappolata?

Eccoti qualche esempio da utilizzare (li puoi adattare al caso) sia al lavoro che nella vita privata:

  • Quando vuoi rifiutare un invito: “grazie dell’invito, ma per quel giorno ho già un impegno inderogabile” (niente dettagli, nessuno spazio per negoziare, risposta definitiva).
  • Quando ti propongono un progetto che non vuoi: “grazie per aver pensato a me, ma questo progetto non è in linea con i miei attuali obiettivi” (non discredita il progetto, ma non lascia nemmeno modo all’altra persona di insistere e non esclude un esito diverso in futuro).
  • Quando vuoi far capire che non hai tempo, ma vuoi tenere aperte le tue opzioni: “sembra interessante, ma in questo momento la mia agenda è già piena. Ti farò sapere se la situazione dovesse cambiare” (non hai detto che non ti interessa, ma che ora non hai tempo, e dici chiaramente che sarai tu a far sapere se dovessi liberarti, in modo da evitare che ti contattino ripetutamente per saperlo). 

A che cosa, o chi, dirai di no oggi?

 

 

7 – Lascia andare il perfezionismo

Comincio subito dicendoti che LA PERFEZIONE NON ESISTE!

L’ho scritto in stampatello perché voglio che il messaggio arrivi chiaro e inequivocabile.

Ciò che è perfetto per te, può non esserlo per me, e viceversa.

Quindi puntare alla perfezione significa aspirare a qualcosa di irraggiungibile, il che significa, fondamentalmente, perdere il proprio tempo, o usarlo male.

Ho brutte notizie per chi si considera una “perfezionista”: non lo sei, perché la perfezione non esiste e non sei certamente migliore degli altri, nessuno lo è, nemmeno tu!

Il perfezionismo è una trappola, perché porta a procrastinare (non sono pronta, manca ancora qualcosa, questo dettaglio può essere rivisto, bla bla bla), rallenta esecuzione, progressi e risultati, e ci fa focalizzare troppo su dettagli spesso inutili, tralasciando o perdendo di vista la visione generale.

Il manoscritto, cv, o progetto, perfetto che non termini o invii mai, per i motivi citati sopra, non ti porterà ad ottenere ciò che desideri, se nessuno lo legge o lo vede.

O no?

Come si suol dire, Done is better than perfect.

Manda quel curriculum, scrivi quell’articolo, finisci quella presentazione e poi falli arrivare dove devono.

 

8 – Non temere i feedback

Se vuoi essere una leader, preparati ad essere criticata, tanto e spesso.

Beh, dirai tu, noi donne ci siamo abituate, come facciamo sbagliamo!

Tristemente vero, e quando occupiamo una posizione di leadership è ancora più evidente.

Se sei responsabile di un team, o semplicemente il tuo ruolo prevede che tu prenda decisioni, scontenterai molte persone, lungo la tua strada.

Questo è inevitabile, e prima lo accetti, prima sarai in grado di prendere decisioni efficaci, non dettate dalla paura di deludere o offendere qualcuno.

Riceverai feedback negativi, a volte non richiesti, ma tu ascoltali comunque.

Se non ne ricevi, chiedine.

Una leader matura non teme le critiche, le accoglie, ci riflette, e poi lavora per migliorarsi, con amore verso sé stessa, senza cadere nella disperazione perché qualcuno le ha contestato qualcosa.

Dopo una conversazione, meeting o progetto importante, chiedi un feedback ai tuoi collaboratori, ti aiuterà ad avere un’idea più chiara di come il tuo lavoro viene percepito.

Se non siamo consapevoli dei nostri errori, come possiamo correggerli?

Se non siamo consapevoli dei nostri punti di forza, come possiamo sfruttarli al meglio?

Ascolta il feedback senza interrompere e senza giustificarti, e ricorda, si tratta pur sempre solo di un’opinione!

 

A chi chiederai un feedback questa settimana?

 

 

9 – Trova un mentore

Ne ho parlato al numero 7 dell’elenco di sfide e difficoltà e ci ritorno perché è importante.

Avere un mentore è fondamentale per navigare le difficoltà che inevitabilmente troverai sul tuo cammino verso la leadership.

Un mentore ti offre consigli, condivide la sua esperienza, ti collega al suo network, e ti può guidare nelle scelte di carriera che ti si presenteranno andando avanti.

Naturalmente, è importante scegliere la persona giusta per te.

Il mio consiglio spassionato è di scegliere una donna, perché saprà capire meglio le sfide che affronti ogni giorno e tutte quelle legate al nostro genere.

Non mi dilungo perché sono certa che hai capito che cosa intendo dire.

La mentore ideale dovrebbe appartenere allo stesso settore in cui lavori tu, e possibilmente aver già ricoperto il ruolo o funzione che hai tu in questo momento: insomma dovete avere un background comune, ma lei deve avere più esperienza di te.

Oggi esistono diverse associazioni e gruppi professionali che offrono programmi di mentorship al femminile, ma se nel tuo network c’è qualcuno che ha il profilo ideale per esserlo, ancora meglio.

Non hai idea di quante professioniste siano felici di poter aiutare donne più giovani ad emergere, senza dover faticare come hanno faticato loro.

Chi tra i tuoi contatti, oppure ex o attuali responsabili, potrebbe diventare la tua mentore?

 

10 – Fatti questa domanda

Siamo arrivate all’ultimo consiglio della lista e voglio chiudere con un po’ di leggerezza.

Ogni volta che dubiti delle tue capacità, oppure ti trovi mille difetti, o sei indecisa su come agire, fatti questa domanda: un uomo si farebbe questo problema?

Sappiamo bene entrambe quale sia la risposta, vero?!

E allora vai avanti per la tua strada, perché hai tutto ciò che ti serve per diventare o continuare ad essere una leader eccellente.

Ti auguro di essere la leader che sognavi di incontrare, senza rinunciare mai al tuo benessere e ai tuoi valori.

 

E se senti di avere bisogno di lavorare efficacemente sui tuoi obiettivi professionali o migliorare il tuo stile di leadership, io sono qui.

Ti aspetto.

 

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