Sono Life Coach, e adesso? 4 Consigli per iniziare
Hai da poco concluso il tuo percorso per diventare coach professionista e ti senti confuso su quali siano i prossimi passi da fare?
Oppure è già passato un anno o più, ma non riesci a trovare clienti e opportunità di lavoro (nemmeno gratis!) e cominci a pensare di avere preso una bella fregatura?
Credi di non essere all’altezza e che sia colpa tua se finora la tua attività non ha avuto successo?
Ti sei trovato a chiederti sconsolato: “Sono Life Coach, e adesso?”
Eccoti 4 consigli per iniziare!
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O magari ti piacerebbe diventare coach, ti stai guardando intorno per scegliere il corso giusto, ma l’offerta è così ampia che ti senti disorientato?
Temi di investire tempo, energia e denaro in qualcosa che potrebbe poi non piacerti così tanto o che non offra sbocchi lavorativi?
Se hai risposto sì ad almeno una di queste domande, continua a leggere, perché questo articolo è dedicato a te!
Prima di proseguire mi presento brevemente: sono Chiara, Life & Business Coach ACC ICF, dal 2016, ho fondato il mio business “Chiara Monaci Coaching” e, giusto per essere chiari, non è un secondo lavoro, è la mia unica attività, ci vivo, e molto bene!
Ho clienti in tutto il mondo, italiani e stranieri e offro sessioni di coaching anche in inglese.
Mi dedico in particolare a chi sta cercando un cambiamento di vita o professionale, chi si trova in una fase di transizione per scelta o per destino, chi vuole trasformare la propria passione (nel senso di un hobby) in una professione o business e offro anche mentoring per coach professionisti.
Apro una piccola parentesi.
Un consiglio al volo riguardo le sessioni di coaching in altre lingue, visto che è una domanda che mi viene rivolta molto di frequente: non offrirle a meno che tu non sia bilingue (per bilingue non si intende necessariamente che uno dei tuoi genitori è madrelingua, ma che per ragioni personali sei in grado di utilizzare una seconda lingua allo stesso livello della tua lingua madre).
Una sessione di coaching di qualità non è una passeggiata, specialmente all’inizio, quindi farla in una lingua che non è la propria è sconsigliabile.
Bene, ora che tu sai chi sono io e io so chi sei tu, torniamo a parlare di coaching e di quello che le scuole e i corsi non ti insegnano e certamente non ti dicono.
Sono Life Coach, e adesso? 4 consigli per iniziare!
Sarò onesta e anche un po’ brutale…
Sarò molto onesta, a tratti forse un po’brutale, ma lo faccio con il solo scopo di aiutarti, perché qualche anno fa ero esattamente dove sei tu adesso, e ti assicuro che sono stata più volte tentata di mollare e lasciar perdere tutto.
Se non l’ho fatto è stato proprio per amore del coaching, perché ho sempre creduto profondamente nella validità di questo metodo e il tempo e i risultati ottenuti con la mia attività mi hanno dato ragione.
Quindi, mi auguro che le mie parole ti siano d’aiuto per andare avanti e che tu possa presto avere l’agenda piena di appuntamenti!
Comincio col fare una premessa: negli ultimi anni il coaching è letteralmente esploso, anche qui in Italia, dove siamo sempre tra gli ultimi a seguire i trend.
Quando mi sono avvicinata a questo mondo, nel 2016, non conoscevo nessun coach e credevo di essere tra i “pionieri”. Non immaginavo certo che questo settore fosse ormai quasi saturo.
Eh già, la realtà è che nel nostro Paese ci sono sempre più persone che decidono di intraprendere un percorso per diventare coach professionista!
Ma non abbatterti, questo non significa che tu non abbia speranze, al contrario, io sono convinta che ci sia posto per tutti e ora ti spiego perché.
Solo pochi ce la fanno veramente
Il fatto che in tanti si iscrivano a corsi per diventare coach professionisti, non significa che poi lo diventino realmente.
Infatti, la maggioranza purtroppo non ci riesce.
Alcuni abbandonano l’idea dopo solo qualche mese, il che la dice lunga sulle aspettative che spesso si hanno nei confronti di questo lavoro e di che cosa davvero serva per svolgerlo con successo (con successo intendo dire che lo si svolge quotidianamente e ci si vive).
Altri si perdono per strada nel corso del primo o secondo anno, quando si rendono conto di quanto sia difficile trovare clienti e opportunità per praticare.
Tanto per farti un esempio, tra tutte le persone che ho conosciuto nei vari corsi di coaching che ho frequentato (ne ho frequentati quattro in tre scuole diverse), solo altre due persone oltre a me sono effettivamente attive.
Sto parlando di tre persone, inclusa la sottoscritta, su una sessantina circa, insomma parliamo del 5%.
La stessa cosa vale se penso a tutti quei coach in cui mi sono imbattuta sui social media in questi anni, quanti di loro purtroppo non ce l’hanno mai fatta e quanti continuano a spuntare come funghi per poi perdersi nel dimenticatoio dopo un paio di stagioni (te lo avevo detto che sarei stata brutale, o no?!).
Questo vuol dire che per quanto affollato, il settore offre grandi possibilità a chi è davvero appassionato, preparato e disposto ad impegnarsi per farcela.
Tu lo sei?
Allora continua a leggere!
Perché i corsi non ti preparano alla professione di coach
OK, dirai tu, ma come si fa “a farcela”?!
Beh, questo è proprio ciò che i corsi per diventare coach non insegnano!
E non lo insegnano per due ragioni: la prima è la mancanza di tempo. Lo scopo principale dei corsi per diventare coach professionista è infatti quello di insegnarti le tecniche che ti serviranno per svolgere le sessioni con i clienti.
Considerando che la maggioranza dei percorsi si svolge nell’arco di quattro o cinque mesi, con giornate fittissime di esercizi e pratica, è davvero impossibile pretendere di più.
La seconda ragione sta nel fatto che le scuole e i professionisti che offrono questi corsi sono consapevoli del fatto che non tutti i partecipanti svolgeranno davvero la professione di coach, una volta terminato il percorso.
Molti “studenti” hanno già una carriera di successo e vogliono semplicemente acquisire nuove competenze da usare nel proprio ruolo, spesso sono le aziende per cui lavorano a coprire i costi della formazione.
Li avrai incontrati anche tu nel tuo percorso (o forse sei proprio uno di loro), manager, addetti alle risorse umane e anche venditori.
Un’altra tipologia di partecipante è rappresentata da tutti quelli che sono alla ricerca di un cambiamento professionale (io ero tra questi), o che si sono ritrovati senza lavoro dopo una ristrutturazione aziendale.
Anche in questo caso, se sei rimasto in contatto con i tuoi colleghi di corso (cosa che ti consiglio di fare almeno per il primo anno), ti renderai presto conto che tanti prenderanno ben altre direzioni.
Un settore molto competitivo
Ecco perché i corsi non comprendono tutte quelle nozioni che sono fondamentali per costruire il tuo business.
Quei pochi che sono davvero motivati a continuare potranno avvalersi dell’aiuto di un mentor coach che spieghi loro come fare (eccomi!) o investire in altri percorsi.
O forse chi forma, o meglio, sforna nuovi coach non ha alcun interesse a fornire loro gli strumenti per farcela, perché questo si tradurrebbe poi in maggiore competizione in un settore già altamente competitivo (te lo avevo detto che sarei stata molto onesta!).
Tu che idea ti sei fatto? Sarei davvero curiosa di saperlo!
Qualunque sia la verità, non sopporto l’idea che ci siano persone che hanno avuto il coraggio di lanciarsi in una nuova avventura professionale, che hanno investito tempo, energia e denaro per poi non riuscire a farne nulla.
Soprattutto, so bene che se si sceglie di diventare coach è perché fondamentalmente si desidera essere di aiuto agli altri e non poterlo fare è un peccato e uno spreco di competenze, talento e passione.
Quello che posso fare qui, oggi, è offrirti qualche consiglio, nella speranza che la mia esperienza ti possa essere d’aiuto.
E se ti ritrovi nelle mie parole, considera l’idea di scegliermi come tua mentor coach personale.
Insieme costruiremo o perfezioneremo la tua attività di coaching in tutti i suoi aspetti, da quelli pratici, alle tecniche di coaching, dalla gestione dei percorsi, alle problematiche con i tuoi clienti.
Partiamo con i 4 consigli!
1 – Non restare ad aspettare
Se sei qui immagino che tu te ne sia già reso conto, giusto?
Nel caso tu non fossi ancora convinto, i clienti non ti vengono a cercare, non all’inizio.
E sai perché? Perché non sanno nemmeno che esisti, e anche se lo sapessero ci sono migliaia di altri professionisti con molta più esperienza e visibilità tra cui scegliere.
Allora che cosa puoi fare?
Proponiti a conoscenti, colleghi o ex colleghi, anche gratuitamente va bene.
Chiedi ad ognuno di riferirti ad un loro conoscente o contatto, specificando che sei un principiante ed hai bisogno di fare un po’ di esperienza.
Poi chiedi un feedback scritto da condividere sui tuoi canali social o sul tuo sito web, se ne hai uno.
A proposito di questo, ti consiglio di non avere fretta nel crearne uno professionale. Aspetta di avere un flusso continuo di clienti e di essere certo del tipo di coach che vuoi essere.
E qui veniamo al punto due.
2 – Definisci la tua “nicchia”
Chi è il tuo cliente ideale? Donna o uomo? O entrambi?
A che fascia di età appartiene?
Che professione svolge?
Quali difficoltà affronta quotidianamente? Che cosa desidera ottenere?
Quali temi e problematiche ti senti più portato o interessato ad affrontare?
So che all’inizio non è facile avere le idee chiare, specialmente se si sono avuti pochissimi clienti.
Eppure, definire la propria nicchia è fondamentale, altrimenti si rischia di parlare a tutti, con il risultato che nessuno ci ascolta.
3 – Collabora con i tuoi colleghi di corso e con altri professionisti
Le collaborazioni sono molto importanti nella nostra professione, non soltanto per l’arricchimento che ne consegue, ma anche perché offrono la possibilità di proporsi ad un pubblico più ampio.
Non essere orgoglioso, proponi una collaborazione ai tuoi colleghi di corso e non prendere in considerazione solo quelli con cui hai più cose in comune.
Le collaborazioni più efficaci sono spesso quelle dove la coppia o il trio è “improbabile”.
Non prendertela se qualcuno dice no, è una loro perdita! Poi saranno i primi a venirti a cercare quando sarai un coach affermato! A me è successo proprio così! (It’s too late, baby!)
Crea una rete solida con altri coach e professionisti del settore o di settori complementari (psicologi, counsellor, consulenti di carriera, ad esempio), non ha idea di quante opportunità di lavoro nascono in questo modo.
Punto importante: le relazioni hanno bisogno di reciprocità per funzionare. Se vuoi ricevere, devi offrire qualcosa tu per primo!
E ricordati di non puntare troppo in alto, almeno all’inizio: se chiedi a Tony Robbins di collaborare con te, sarà difficile che accetti!
Scherzi a parte, avvicinati a coach che non siano già troppo affermati, perché non avranno nulla da guadagnare nel collaborare con te, semplicemente per una questione di esperienza.
4 – Investi in supporto professionale
Capisco che l’idea di spendere altri soldi non ti faccia impazzire, ma la realtà è che non sappiamo fare tutto da soli, non certo a livello professionale.
D’altronde se stai faticando a far decollare la tua attività, i mesi (o gli anni!) stanno passando e tu a malapena riesci a trovare quattro clienti all’anno, direi che hai bisogno di aiuto, o no?
Non c’è niente di male a rivolgersi ad un professionista con più esperienza di te, anzi è segno di lungimiranza.
Se desideri essere un imprenditore (o freelance o libero professionista), sarà bene che ti abitui all’idea di dover periodicamente investire nel tuo business.
E ricordati che puoi essere il coach più bravo del mondo, ma se non riesci a trovare clienti, nessuno avrà mai il piacere di scoprirlo!
Essere un buon coach professionista è una cosa, essere un bravo imprenditore è un’altra.
E anche questo nei corsi non te lo dicono, vero?!
Se vuoi finalmente fare il lavoro che ami e per cui ti sei impegnato tanto e viverci davvero, scrivimi, ti guiderò passo dopo passo per costruire l’attività di coaching che sogni di avere!
Ti aspetto!
Richiedi informazioni sul percorso di mentoring dedicato ai coach professionisti
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